UN’ISTANZA DI NOVITÀ
Ufficialmente costituito come Comitato dell’Unione e del Progresso, il movimento dei Giovani Turchi nasce a Salonicco nel 1907 aggregando principalmente intellettuali e ufficiali dell’esercito ottomano. Loro obiettivo originario è quello di liberare l’Impero dai “vecchi turchi”, dando in primo luogo attuazione alla costituzione che il sultano Abdul Hamid II aveva concesso nel 1876, sospendendola però prima ancora che entrasse in vigore.
UN IMPERO IN DISSOLVENZA
La loro azione si situa in un contesto instabile, che vede l’Impero Ottomano sgretolarsi sempre più velocemente sotto pressioni interne, generate dalle spinte autonomiste dei popoli sottomessi, ed esterne. Così, quando Abdul Hamid comincia a congedare o fucilare gli ufficiali coinvolti con essi, i Giovani Turchi riescono a insorgere contro il sovrano e a imporgli, il 24 luglio 1908, l’entrata in vigore della vecchia costituzione.
UN’INNOCENTE PERSECUZIONE
Dopo una breve stagione improntata a un liberalismo occidentalizzante, l’indirizzo del partito vira verso un acceso nazionalismo, di cui la minoranza armena è tra le principali vittime. Il nuovo colpo di stato che porta al triumvirato composto da Ahmed Jemal ed Enver e Taalat Pascià radicalizza ulteriormente l’azione dei Giovani Turchi, con l’avvio di un processo capillare di laicizzazione e “turchizzazione” dell’impero. È in questo contesto che il popolo armeno, già oggetto negli ultimi decenni di gravissime persecuzioni, diventa obbiettivo di un più tremendo progetto: quella distruzione sistematica di un’intera etnia che passerà alla storia come Genocidio Armeno.