L’ULTIMA IMPERATRICE

I regni, gli imperi e chi li guida, certo. Ma anche chi sta accanto ai condottieri, li affianca, ne condivide il ruolo di guida di fronte al popolo.
Con la caduta di Mohammed Reza Pahlavi, con la sua repentina fuga dall’incipiente Rivoluzione islamica, non se ne va solo l’ultimo imperatore dell’Iran, ma anche l’ultima imperatrice: Farah Pahlavi.
Nata come Farah Diba nel 1938 in una famiglia dell’alta società iraniana, Farah inizia i suoi studi nella scuola italiana di Teheran, per poi passare alla scuola francese e perfezionarsi fino al diploma in quella inglese. Una formazione europea e laica in sintonia con l’impronta culturale impressa da Reza Shah dopo il suo avvento al potere. Ed è proprio in Francia, dove si trasferisce per seguire dei corsi di architettura, che incontra per la prima volta Mohammed, che nelle sue visite istituzionali all’estero è uso incontrare gli studenti iraniani del luogo. Tornata a Teheran nell’estate del 1959, viene di lì a poco annunciato il fidanzamento con lo shah, di cui il 20 dicembre dello stesso anno diventa la terza moglie.
Benché inizialmente il suo ruolo pubblico sembri confinato al dare allo shah il sospirato erede maschio – che arriva nel 1960 con la nascita di Reza, primo dei quattro figli avuti con lo lui – in realtà l’intelligenza e la cultura di Farah le procurano ben presto un coinvolgimento sempre maggiore negli affari di governo. Al rapporto privilegiato aperto con lo stato francese sullo scambio reciproco di manufatti artistici e opere museali, si affianca così un crescente impegno nel campo dell’istruzione, della sanità e dei diritti delle donne; un impegno che arriverà a crearle forti attriti a corte, in particolare con la sorella dello shah, la principessa Ashraf.

DOPO L’IMPERO

Dopo la caduta dell’impero, Farah si trasferisce con il marito e i figli al Cairo, dove la famiglia imperiale riceve l’ospitalità del presidente egiziano Sadat. Nei circa due anni vissuti in Egitto, tuttavia, la malattia dello shah si aggrava fino alla morte. La successiva uccisione di Sadat nell’ottobre del 1981 e le rivolte interne che ne seguono inducono così i Pahlavi a partire per gli Stati Uniti, dove nel frattempo Ronald Reagan, diversamente dal predecessore Jimmy Carter, assicura loro il benvenuto sul territorio nazionale.
Negli anni americani Farah dovrà affrontare la morte prematura della figlia Leila (1970-2001) per un’overdose di barbiturici e del figlio Ali Reza (1966-2011), a Leila legatissimo e come lei morto di mano propria. In memoria di Ali darà vita a una fondazione di studi sull’antico Iran con sede a Harvard.

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