“LA CITTA’ DALLE 1001 CHIESE”
Situata nella provincia turca di Kars, vicino al confine con l’Armenia, Ani è stata nel medioevo la capitale del regno armeno. Gli storici armeni ne fanno menzione per la prima volta nel V secolo, parlandone come di una fortezza appartenente alla dinastia armena dei Kamsarakan. Il suo sviluppo, tuttavia, inizia verso la fine del X secolo, allorché il re Ashot III (953-977), appartenente alla dinastia dei Bagratuni (o Bagratidi), la sceglie come residenza reale, trasferendovi nel 961 la sede della capitale. È l’inizio di un periodo di splendore, in cui Ani accoglie un concilio (969), diviene sede del catolicosato (992) e cresce in arte e ricchezza: all’inizio dell’XI secolo la sua popolazione supera i centomila abitanti e la sua fama è tale da essere conosciuta come “la città dalle quaranta porte” e “la città dalle centouno chiese”. Questa epoca di fulgore inizia a declinare al termine del regno di Gagik I (989-1020), mecenate delle arti e costruttore di numerosi monumenti. Dopo la sua morte, infatti, il regno viene spartito tra i figli e Ani diventa una sorta di provincia autonoma guidata da uno dei due, Hovhannes-Smbat (1020-1041). Minacciata dai Selgiuchidi, nel 1064 Ani capitola, presa dalle truppe del sultano Alp Arslan.
UN DESTINO DI DISTRUZIONE
Dopo la capitolazione, Ani è contesa tra signorie turche, mongole e persiane finché nel 1579 viene definitivamente annessa all’Impero Turco-Ottomano. In questo arco di tempo, dopo la morte di Tamerlano, perde lo status di capitale in favore di Erevan. Sempre più lontana dai commerci e dal potere, la città declina fino al completo abbandono, verso la metà del xviii secolo. Verrà riscoperta tra il 1892 e il 1917 grazie al lavoro di alcuni viaggiatori-archeologi e alle successive campagne di studio e di scavo dell’Accademia delle Scienze di Pietroburgo, dirette dall’archeologo e orientalista Nikolai Marr (1864-1934). Ma di nuovo, come sembra essere nel destino di questa città, è uno splendore di breve durata: durante gli ultimi episodi della prima guerra mondiale, l’esercito dell’impero ottomano si fa strada attraverso il territorio della neonata Repubblica Armena, conquistando Kars nell’aprile del 1918. Mentre i soldati turchi avanzano, l’archeologo Ashkharbek Kalantar riesce a mettere in salvo circa 6000 oggetti, che ancora oggi sono parte della collezione del Museo di Stato di Storia Armena d Erevan. È il canto del cigno di Ani. Nel 1921 la firma del Trattato di Kars ne formalizza l’incorporazione alla Repubblica turca. Poco dopo, in maggio, l’Assemblea Nazionale Turca ordina al comandante del Fronte Orientale, Kazım Karabekir, di “spazzare via i monumenti di Ani dalla faccia della terra”.